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Ancora su sceneggiatura e dintorni
di Rosy Prudente Cme promesso, facciamo ricorso a qualche esempio per
capire quali sono le possibilità di trasposizione di un’opera letteraria
in film. Le concrete indicazioni che seguono possono servire a
far comprendere meglio il concetto. Visconti è stato un regista letterario.
Quasi tutti i film da lui realizzati traevano origine da romanzi di successo:
sia che si trattasse di un noir americano fattogli pervenire clandestinamente
da Jean Renoir sia che la fonte ispiratrice fosse da ricondurre alla tradizione
letteraria classica e nostrana. Sin dall’esordio (Ossessione, 1943), il
lavoro compiuto sul testo (“Il postino suona sempre due volte”) si rivela
ricco di suggestivi sviluppi e di originali adattamenti. Pensiamo, per
limitarci a qualche flash, alla sostituzione dell’ambiente americano di
Cain con quello della bassa ferrarese; all’utilizzo della cultura musicale
di Luchino (dall’operistica alla canzonetta) a servizio della narrazione,
anche con significativo ruolo anticipatorio rispetto agli eventi (es.
a Ferrara: “Voglio offrirti una bambola rosa”, preannuncio della maternità
di Giovanna); all’introduzione di personaggi assenti nel romanzo e con
valenza politica destabilizzante rispetto al conformismo di regime (lo
Spa-gnolo, anarchico e - probabilmen-te - omosessuale); all’assorbimento
- sul piano tecnico ed espressivo - della lezione del realismo cinematografico
francese (assistentato alla regia presso il grande Renoir nella seconda
metà degli anni Trenta). Senza infamia e senza lode si rile-vano altri adattamenti
più lineari e fedeli. Per limitarci a un’indicazio-ne che può essere “sfruttata”
dal punto di vista della proposta didattica nella scuola superiore, citiamo
Sostiene Pereira (1995) di Roberto Faenza, tratto dall’omonimo romanzo
di Antonio Tabucchi. La sostanziale fedeltà al testo scritto ha impedito
al film di diventare opera nuova e convincente dal punto di vista artistico
. Un discorso a parte meritano altri rari esempi di “banale” trascrizione.
Pensiamo a Il mistero di Oberwald realizzato da Michelan-gelo Antonioni
nel 1980. La distanza tra il film e il dramma di Jean Cocteau “L’aquila
a due teste” a cui si ispira, è minima. Qui il regista ha voluto disimpegnarsi
sul fronte dei contenuti (e l’ha apertamente dichiarato), intervenendo
al minimo sulla scrittura drammatica ispiratrice, per dedicare tutte le
energie alla sperimentazione tecnica. |