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TO THE WONDER   versione testuale
di TERRENCE MALICK

Dopo le profonde riflessioni metafisiche di The Tree of Life, Terrence Malick esplora in To the Wonder le ondulazioni dell’amore, dall’entusiasmo travolgente dello sbocciare dei sentimenti all’indifferenza muta dell’inaridimento affettivo: non solo l’amore terreno, attraverso il rapporto intenso ma instabile tra un uomo e una donna (interpretati da Ben Affleck e Olga Kurylenko), ma anche l’amore divino, con un sacerdote (Javier Bardem) in crisi vocazionale, alla ricerca di quello slancio verso l’assoluto che sente ormai mancare dentro di sé.
Utilizzando i boulevard parigini, le maree dell’abbazia di Mont Saint-Michel e le dorate distese di grano dell’Oklahoma come controcampo dell’anima, e facendo ricorso alla stessa, abbagliante confezione estetica di The Tree of Life, Malick compone un’ulteriore sinfonia, visiva e acustica, sul senso del mistero che abita nell’uomo e nella natura, nella quale il conforto della fede occupa un ruolo di primo piano. Quanto è accettabile, per la coppia di giovani e per il prete, il dovere di amare, a tutti i costi e a ogni condizione? Quanto è sostenibile, per una vita intera, la sfuggente mutevolezza dei sentimenti? Sono queste le domande che To the Wonder pone allo spettatore, inseguendo il sublime e la bellezza come pochissimi altri film oggi hanno il coraggio di fare, rischiando consapevolmente di cadere nella banalità per i tanti, universali interrogativi pronunciati ad alta voce, come in un flusso di coscienza, e sfiorando volontariamente la saturazione sensoriale nel sovrapporsi incessante di immagini, suoni e parole.
Ma la pellicola di Malick, pur rivestita di una forma esteriore fin troppo esibita nella sua magniloquenza, punta alla sostanza, ad una passione in grado di trasformarsi, di fotogramma in fotogramma, in compassione. Non smettendo di osservare, con speranza, l’uomo. Non stancandosi di guardare, con fiducia, a Dio, a quell’«amore che ci ama».
 
Paolo Perrone
 
 
 
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