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IL PRIMO INCARICO   versione testuale
di Giorgia Cecere

La sezione Controcampo Italiano si è conclusa con la vittoria del bel film "20 Sigarette", a precedere la premiazione del regista esordiente Aureliano Amadei è stata la proiezione del film "Il primo incarico" per la regia di Giorgia Cecere con protagonista la madrina della mostra Isabella Aragonese.

"Il primo Incarico" nasce nel seno della copioso produzione pugliese contemporanea; quest’anno la regione guidata da Nichi Vendola ha superato per visibilità le altre regioni impegnate nel promuovere il cinema italiano, ma non sempre con esiti di livello, basti pensare alla brutta figura di "A woman", comunque è importante lo sforzo fatto. Giorgia Cecere, regista che ha lavorato con Edoardo Winspeare, ci racconta la storia del primo incarico di una giovane e carina maestra elementare, diplomatasi da privatista grazie alle lezioni del giovane e ricco nobile del paese; i due si amano ma debbono separarsi, lei per lavoro è mandata in una frazione rurale ad insegnare e lui per motivi familiare deve tornare a Roma. Siamo nell’Italia del secondo dopoguerra e la ragazza si trova a fare scuola ad uno sparuto gruppetto di bambini figli di contadini e pastori. L’incarico non è facile, la gente del luogo è bucolica e tradizionalista. Quando il suo amato le rivela che è innamorato di un’altra ragazza lei si abbandona nelle braccia dell’unico coetaneo del villaggio, un giovane muratore, che finirà per sposare. Il film è gradevole, la regia sviluppa senza perdersi in inutili rigagnoli questa semplice storia d’amore e di tradimenti. L’Aragonese interpreta molto bene la parte e intorno a lei ruotano giovani attori in grado di reggere i ruoli dati. La ricostruzione storica della Puglia anni Cinquanta è precisa, anche se risulta strano allo spettatore italiano, avvezzo al realismo regionale, che quasi tutti i protagonisti della pellicola, anziani e contadini compresi, parlino un italiano perfettamente sciacquato in Arno, senza espressioni dialettali e limitando al minimo gli accenti, quasi come un romanzo d’amore che non debba far altro che farci trascorrere 90 minuti di piacere.

 

Simone Agnetti

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