Continua la riflessione in laguna sullo stato dell’Italia. Una sezione come Controcampo Italiano ha proprio questa peculiarità; indurci a pensare. Il cinema non è solo specchio del reale ma è anche profezia, ma la via del futuro è incerta e la sibilla è accecata da troppa televisione. Che cosa è che ci fa nazione? Quel’è la nostra cultura? Chi e cosa ci identifica come italiani? Molti registi stranieri ci raccontano nei loro film (Turturro, Coppola) alcuni registi italiani stanno provando a dare delle risposte, alle volte con momenti alti e complessi come nel film di Elisabetta Sgarbi e alle volte con retorica e banalità come nel film di Piergiorgio Gay e Luciano Ligabue. A metà tra questi estremi si colloca “Ma che Storia…” di Gianfranco Pannone. La pellicola è un interessante sequenza di brani, filmati e documentari rimontati e collegati tra di loro per mostrarci, come in una antologia, i fiori del giardino dell’unità nazionale. Non interviene mai una voce narrante, tutto è ad opera del montaggio e del saper ben inanellare le voci di vecchi documentari sul tema e la lettura di testi di riflessione sull’Italia; si parte con Leopardi e si finisce con Bobbio, passando per cinegiornali, fiction, documenti di propaganda di regime e cartoni animati divulgativi. Non mancano pezzi della “Presa di Roma” di Filoteo Alberini, primo regista di lungometraggi in Italia, un po’ la nostra versione di “Nascita di una nazione”. Il film non lascia indifferenti, ci mostra l’Italia che è stata e come il cinema e la letteratura hanno contribuito alla costruzione di un immaginario nazionale unitario. Non indaga sull’oggi, arriva solo alla strage di Milano del 1969 e dopo un breve accenno ad Aldo Moro il campo resta aperto a noi, alle nostre riflessioni e alla prossima ricorrenza del 150° dell’Unità d’Italia di cui sembra, oggi, non fregare niente a nessuno.

 

Simone Agnetti