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A WOMAN   versione testuale
di Giada Colagrande

Il terzo lungometraggio di Giada Colagrande si presenta nel settore Controcampo Italiano con molte zoppicature e risulta nell’insieme poco brillante. La storia è trita, il rapporto tra un affermato scrittore americano e una ragazza molto più giovane di lui. I dialoghi di tutto il film, recitati in inglese per bucare il mercato internazionale, sono poco costruiti, spesso banali e approfondiscono poco i personaggi. La storia fluisce con lentezza, alcune scelte registiche sono poco curate, eppure la recitazione regge bene, Willem Dafoe, Jes Weixler e Stefania Rocca sono bravi seppur costretti in personaggi noiosi e poco profondi; a nulla serve la citazione Proustiana di “La Prigioniera” al quale la regista pare fare ampio riferimento. A metà proiezione il pubblico sonnecchia e gioca col cellulare. La questione di fondo è la pretestuosità della produzione di questo film. La pellicola è sponsorizzata dall’Apulia Film Commission e pare essere nulla più che un grosso spot promozionale turistico rivolto al pubblico d’essai americano. L’inizio di ambientazione Newyorkese , seppur non originale, pare molto buono, ma assume delle sfumature sgradevoli quando il set si trasferisce in Salento. Il dramma personale della gelosia e dei tormenti della protagonista, ossessionata dalla figura della defunta moglie ballerina di tango del compagno scrittore, si svolge in una assolata, paradisiaca, irreale e desolata costa marinara pugliese. La solarità domina, il paesaggio e gli scorci sono eccessivamente pittoreschi, il mare è trasparente e la storia fa acqua da tutte le parti.
 
Simone Agnetti
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