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I BACI MAI DATI   versione testuale
di Roberta Torre

Roberta Torre prosegue, da milanese, il proprio viaggio, sentimentale e testardo, nelle sfaccettate realtà siciliane. Il tema della religiosità popolare è da quelle parti molto forte, fortemente vissuto, radicato nel cuore della gente. Così la regista inventa una storia che parte dalla misteriosa decapitazione nottetempo di una statua della Madonna appena inaugurata, prosegue con una tredicenne che, altrettanto misteriosamente fa ritrovare la testa, perché in sogno un’apparizione glielo ha comunicato, e sfocia nel passa parola, per cui lei diventa una dispensatrice di miracoli, e tutti si accalcano fuori della porta di casa. Ad organizzare il tutto c’è la mamma di lei, che si incarica di riscuotere i ‘doni’ lasciati dai questuanti. Quando il gioco si fa pesante, e tra madre e figlia sembra tornare il sereno e una nuova affettività filiale, ecco che una ragazza cieca riprende a vedere. E allora… Già, e allora? 85’ frammentari e spezzettati lasciano tutto senza una precisa motivazione. Dilatato in inutili preziosismi stilistici (quell’inizio dietro la tenda), sconnesso nella costruzione dei personaggi (il padre sparisce quasi subito, la parrucchiera-cartomante è fuori luogo, il sacerdote è appena abbozzato), soprattutto confuso nelle modalità narrative, incapace di comunicare emozioni in qualche direzione precisa, il film naviga finchè può in una apnea espressiva dalla quale non si solleva più. Fino ad una afona e stentata non-conclusione. Un’occasione persa per parlare in modo approfondito di temi importanti quali fede, superstizione, bisogno di credere.

Massimo Giraldi

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