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L'AMORE BUIO   versione testuale
di ANTONIO CAPUANO

Irene e Ciro sono due perfetti sconosciuti che vivono a Napoli. Lei di famiglia piccolo-borghese, lui di un quartiere povero della città che Irene nemmeno ha mai visto. Pochi minuti di un incontro al buio sconvolgeranno le loro giovani vite creando fratture profonde nei loro animi, specchi di una città complessa e in eterna contraddizione tra la bellezza dell’arte e della natura e le miserie del disagio sociale e della corruzione. Antonio Capuano affida, nell’epoca degli sms e delle e-mail, ad un carteggio tra i due ragazzi il compito terapeutico di avvicinare due esperienze di pari e opposto dolore, in cui vittima e carnefice possano idealmente vedersi senza mai guardarsi. E se un sms si cancella premendo un tasto, eliminare dei pezzi di carta richiede uno sforzo fisico rabbioso e liberatorio ben espresso in una delle scene più significative del film. Gli adulti, psicologi e non, che affollano la scena sono attori semi-impotenti consapevoli di recitare un ruolo scomodo, talvolta incomprensibile per loro stessi e che non da i frutti sperati. "L’amore buio", seppur non troppo rigoroso e con qualche seduzione di troppo nei confronti dello spettatore, è un film intellettualmente onesto che tocca l’urgente questione della rieducazione del carcerato, del riscatto individuale, della richiesta di perdono concedendo al cinema (soprattutto nel lungo campo-controcampo finale) il potere catartico di sanare una frattura e di far vivere un incontro di sguardi a lungo desiderato e mai realmente avvenuto.

 

Matteo Franzoni

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