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 Red Carpet - Notizie dai Festival - Speciali Venezia - Speciale Venezia 2010 - In concorso - BALADA TRISTE DE TROMPETA  
BALADA TRISTE DE TROMPETA    versione testuale
di ÁLEX DE LA IGLESIA

Il circo di De la Iglesia è sbarcato al Lido, portando con sé i suoi clown cattivi e tutti i suoi fenomeni  mostruosi. Ovazione in sala per la presentazione di Balada Triste de Trompeta, film estremo del regista spagnolo Alex de la Iglesia. La Spagna franchista è vista come un grande circo nel quale dall’ascesa al potere  dei fascisti fino al 1973, anno nel quale vi è l’epilogo del film, nascono e maturano figure grottesche. Sono mostruosi i fascisti, sono mostruosi i comunisti e anche il fragile mondo del circo, nel quale il protagonista è nato, è in realtà una fabbrica di animi malvagi e perversi. La pellicola è una mescolanza di generi, dal noire all’horror, dal trash al gore, il circo è lo sfondo nel quale si muovono i protagonisti, Javier il clown triste (il nostro Pierrot), Sergio il clown allegro (il nostro Augusto) coinvolti in una contesa amorosa per la bella acrobata. Lei non è né candida né innocente, ma perversamente attratta dalla brutalità del bel clown allegro e diabolica seduttrice del goffo clown triste. L’apertura e chiusura della pellicola sono spettacolari, il padre del clown triste era un clown allegro che, dopo aver lottato contro i fascisti a colpi di machete e vestito da clown, muore in un tentativo di fuga da un campo di lavoro forzato. Il figlio di circa otto anni assiste a tutta quella malvagità e da grande decide di entrare in un circo per emulare il padre e perseguire una vendetta contro i suoi assassini. Nel punto massimo della rivolta contro i vertici del potere Javier riuscirà addirittura a mordere la mano del generale Franco. Rocambolesca la chiusura nella quale i due clown, ormai sfigurati e mostruosi anche nell’aspetto fisico, lottano sull’enorme croce monumentale eretta dai franchisti e sotto la quale, in una fossa comune, è sepolto anche il padre del protagonista.
Tutto il film è una parodia gotica e grottesca di una Spagna per troppo a lungo sotto il controllo militare. Il regista ha voluto elaborare dei temi che da tempo lo tormentavano ambientando il film al tempo in cui lui aveva 8 anni e, con occhi da bambino, comprendeva che qualcosa nel mondo nel quale stava crescendo lo spaventava  profondamente, era un “incubo senza senso”.
 
 
Simone Agnetti
 
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