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LA PASSIONE   versione testuale
di CARLO MAZZACURATI

Ha strappato applausi e risate a scena aperta, «La Passione» di Carlo Mazzacurati. Merito di una sceneggiatura che, pur rischiando talvolta di trasformare la commedia in farsa, racconta in modo brillante la crisi ispirativa di un regista (interpretato dall’eccellente Silvio Orlando) che anziché dirigere il suo nuovo film con una giovane stella della tv (impersonata da Cristiana Capotondi) si ritrova in una cittadina toscana alle prese con la rappresentazione della Via Crucis e con un gruppo di inadeguati attori dilettanti. L’interesse verso personaggi votati alla sconfitta, peculiarità del cinema di Mazzacurati, è ben evidente anche ne «La Passione», racconto corale agrodolce, dalle atmosfere paesane ma dai riverberi critici verso il degrado in cui è piombato il nostro Paese, che riporta il regista veneto alle atmosfere spassose ma illuminanti de «La lingua del santo». In questo racconto popolare, ricco di ironia, la rappresentazione del sacro è la metafora cosciente del desiderio di riscatto dell’uomo dal suo imbarbarimento: lo smarrimento creativo, nel caso del protagonista del film, l’abbandono agli egoismi e all’arroganza, per tutti noi spettatori. Davvero in gran forma l’intero cast, dal meteorologo con smanie di divismo interpretato con enfasi cialtronesca da Corrado Guzzanti all’ex detenuto innamorato del mestiere di attore a cui Giuseppe Battiston assicura fibra e candore.
Paolo Perrone
 
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