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HAPPY FEW   versione testuale
di ANTONY CORDIER

In un concorso che finora sembra giocare a sorprendere critica e pubblico, procedendo di film in film in direzioni narrative e stilistiche quanto mai distanti l’una dall’altra, Happy Few del francese Anthony Cordier è uno di quei titoli di cui francamente non si sentiva il bisogno, troppo debole per meritare la passerella veneziana. Non tanto per la storia che il giovane regista transalpino porta sullo schermo, incentrata sullo scambio di coppie (con due famiglie di trenta-quarantenni, padri e madri con figli, a cambiare il rispettivo partner in reciproca armonia tra mariti e mogli e con gran frequenza di rapporti), quanto per l’assoluta inconsistenza della sceneggiatura. Davvero sconcertante la disinvoltura con cui Cordier, fin dalle inquadrature iniziali, fa regredire i suoi quattro maturi protagonisti (tra cui l’Elodie Bouchez de La vita sognata degli angeli) ad un infantilismo senza ritorno. Nel giro di una cena, dopo una prima frequentazione serale, i quattro diventano inseparabili, traditori felici e traditi accondiscendenti. Ma già nella sequenza successiva Happy Few, trascurando ogni approfondimento psicologico, comincia a girare a vuoto. E nonostante le tante scene di sesso esplicito, non riesce nemmeno a scandalizzare.

Paolo Perrone

 

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