Baishe chuanshuo (The Sorcerer and the White Snake)
di Tony Ching Siu-Tung
Il maestro cinese delle arti marziali per il cinema Tony Ching Siu-Tung, reduce dalle coreografie delle Olimpiadi di Pechino, porta a Venezia la fiaba tradizionale Il Serpente Bianco. Le tecnologie digitali e la cura nella costruzione degli scontri mitici tra monaci e demoni permettono a questo film di rendere visibile un racconto ancestrale di amore e di lotta. Xu Xian è un giovane erborista del quale casualmente si innamora il demone Serpente Bianco, con dei sotterfugi e grazie alla sorella Serpente Verde i due si sposano, ma labate del monastero Buddista cerca di impedire questunione cacciando il Serpente Bianco fino allo scontro finale. La lotta tra bene e male viene sconvolta dallirruzione dellamore e della carità divina. Se dal punto di vista degli effetti speciali il film è molto avvincente, la narrazione della storia e la costruzione dei personaggi peccano del romanticismo storico di cui è intrisa la fiaba originale, il tutto sostenuto da una colonna sonora a tratti eccessiva. Nellinsieme non convince il pubblico occidentale che, abituato ad altri film di lotta e damore della scuola di Hong Kong, non si lascia coinvolgere da stilemi profondamente legati alla cultura cinese. Simone Agnetti
|
stampainviacondividi
|