Photographic memory
di Ross McElwee
Un uomo fa i conti con la propria vita: il rapporto col proprio figlio, la propria esperienza passata Francia. La sua esistenza non ha nulla di speciale, nulla che valga davvero la pena di raccontare. È un qualsiasi uomo americano, con un figlio un po' svogliato e con una donna conosciuta trent'anni prima e poi (quasi) dimenticata. Lo spettatore fa i conti con una domanda che continua a ronzargli in mente: perché? Ovvero perché il regista ci racconta questa storia identica a milioni di altre storie, prive di strappi, di colpi d'ala, prive persino di una inaspettata mediocrità? Le risposte risulteranno sempre o troppo banali o troppo fastidiosamente intellettualistiche (il regista cita il filosofo Maurice Blanchot). Eppure non si potrà negare a Photographic Memory una certa ingiustificata piacevolezza, o quanto meno una rilassante indifferenza.
Alessandro Cinquegrani
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