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Ruggine   versione testuale
di Daniele Gaglianone

Un gruppo di bambini, figli di immigrati, in una periferia degradata del nord Italia. Lamiere e rottami a creare “il castello”, roccaforte di giochi e scaramucce tra bande di ragazzini. Carmine, Sandro e Cinzia sono il cuore del gruppo di amici che anima quell’orizzonte altrimenti desolato.
Lasciati soli da genitori ignoranti e troppo indaffarati, i ragazzi vivono le loro storie di amicizia e primi amori, giocano e si sfidano a vicenda, formano un gruppo compatto capeggiato da Carmine.
Alcune bambine scompaiono e ne vengono ritrovati i corpi, senza vita, proprio nelle vicinanze del “castello”. L’ombra di un orco si aggira tra i casermoni dove abitano i bambini. Gli adulti non scopriranno mai la sua identità, i piccoli sì.
Affrontare da soli l’”uomo nero” (e vincerlo) segna la fine dell’infanzia per tutti loro. Quei bambini porteranno con sé la paura vissuta una volta diventati grandi: Cinzia, insegnante attenta e sensibile, Sandro, padre premuroso e affabile, Carmine, perdigiorno prigioniero del passato.
Il film di Gaglianone affronta il tema difficile della pedofilia in modo originale e onesto, adottando lo sguardo dei bambini, lucido e al tempo stesso facilmente suggestionabile. Uno sguardo che rende commisti  fantasie e realtà, paura e coraggio. Il caldo, la polvere, la ruggine – appunto -  dei luoghi raccontano la desolazione della vita dei figli degli immigrati, i lampi di speranza nel futuro si contrappongono alle ombre incombenti del mostro dai tratti animaleschi che li minaccia.
Ottime le interpretazioni dei giovanissimi attori, affiancati dai nomi di spicco del cinema italiano (Timi su tutti) e guidati dalla regia sperimentale ma mai eccessiva di Gaglianone.
 
Tiziana Vox
 
 
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