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Cavalli   versione testuale
di Michele Rho

Alla fine dell’Ottocento, in un paesino degli Appennini, vivono Alessandro e Pietro, due fratelli dal carattere antitetico ma profondamente legati. Alla morte della madre, il padre affida loro due splendidi purosangue incaricando i due giovani figli di addomesticarli. Una volta cresciuti, Alessandro vorrebbe scavalcare i monti e conoscere il mondo, mentre Pietro desidera solo mettere radici, diventare allevatore e vivere con Veronica, la ragazza che ama: per entrambi questa libertà avrà un costo.
La wilderness, il confine da attraversare, il conflitto tra natura e cultura: Cavalli contiene molte tematiche del western classico, ma invece di rispettare il topos, se ne distacca per raccontare altro. Nella variante appenninica di Rho – giovane regista al primo lungometraggio – si descrive piuttosto la parabola morale dei due fratelli simbolicamente divisi dal loro rapporto con le persone e con gli animali. Alessandro uccide un cavallo ferito, Pietro ne cura uno; per Pietro l’amore per Veronica è legato a un desiderio di stabilità, Alessandro non vuole avere una storia seria; davanti alle ostilità dei nemici, Pietro offre la sua manodopera, Alessandro reagisce violentemente. Nonostante le differenze però, i due rimangono uniti nelle avversità, descrivendo efficacemente l’arco evolutivo di un memorabile amore fraterno che si protrae fino alla classica resa dei conti finale. Splendide le ambientazioni che ricordano i lavori del pittore Segantini.
 
 
Paolo Righini
 
 
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