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Un po' come Cenerentola, con un killer come principe   versione testuale
"Killer Joe" di William Friedkin

Ci voleva al Lido un film così. William Friedkin, il regista che usò L’esorcista (1973) per riscrivere le regole del genere horror, arriva al festival di Venezia con un film che sa catalizzare l’attenzione, tenere alta la suspance, divertire e sorprendere. Tutto in un poco più di 100 minuti.
L’arte è ancora cristallina, dietro la macchina da presa, come cristallina è quella degli attori tra cui spiccano Matthew Mconaughey, Emile Hirsch (Into the wilde) e la giovane Juno Temple.
Non ci sono mezze misure nel dipingere una famiglia americana allargata, con problemi relazionali, valoriali e economici. Mette a nudo la povertà della vita, con una visione pessimistica, accompagnata dalla nudità dei corpi, quando questi divengono per i personaggi l’unica ricchezza che possono offrire per costruire qualcosa di simile ad una relazione.
Il motore dell’azione è il Chris, piccolo spacciatore, che ha bisogno di soldi per pagare dei debiti. Convince il padre: uccidere la madre, che se n’è andata con un altro, per far ottenere alla sorella Dottie i soldi dell’assicurazione. L’incarico è affidato a Joe, poliziotto di giorno, killer a tempo perso. Involontariamente anche Dottie entra nel triste gioco, come complice e come garanzia di pagamento. “È come cenerentola – dice William in conferenza stampa – solo che il suo principe azzurro è un killer”.
Politicamente scorretto, ben girato e ben pensato, strizza l’occhio alle pellicole di genere poliziesco, con richiami ai film di giustizieri e cow-boy, ma non risulta mai banale e scontato, fino a sorprendere nel finale strappando risate (volute), applausi e attimi di tensione. Un film così, proprio ci voleva!
 
 
Mauro Toninelli
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