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Il paradosso dell'osservatore   versione testuale
"Hahithalfut (the Exchange)" di Eran Kolirin

L’unico film Israeliano in concorso quest’anno è ben lontano dai lustri di stile e contenuto di Lebanon di Samuel Maoz Leone d’Oro nel 2009. Eran Kolirin, regista anch’egli nativo di Tel Aviv, ci racconta il cambio di sguardo di un uomo che, all’insaputa della giovane moglie rientra a casa negli orari di lavoro in modo da vederla abitata da suoni e luci a lui inusuali. Oded e Tami vivono in un tranquillo appartamento cittadino in Israele, lui è ricercatore universitario di fisica, lei è un architetto neolaureato. Oded si pone come un turista e osserva da fuori gli elementi della sua vita, il suo scorrere, quasi credendosi invisibile. Il suo punto di vista indaga il mondo che gli sarebbe negato dall’attività lavorativa. Questo divertimento diviene prima una routine e poi una patologia che si aggrava fino al punto di degenerare in comportamenti maniacali. La cinepresa segue da lontano lo sguardo dell’uomo sul mondo che scorre in sua assenza. Egli non interviene neppure quando dovrebbe prestare soccorso ai propri cari e trova in un vicino di casa un compagno di ventura e un complice afflitto dallo stesso disturbo. Il film ha però un respiro corto che non convince il pubblico del Lido, il meccanismo che porta a momenti grotteschi e comici diviene a lungo andare pesante e fine a se stesso.
 
Simone Agnetti
 
 
 
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