Per essere una madre serena occorre accanto un padre intelligente. Questa la tesi di fondo del film di Cristina Comencini in concorso a Venezia. Tratto dal libro omonimo, Quando la notte è la storia dellincontro tra Marina, giovane mamma stressata dalla gestione del figlio di due anni, e Manfred, scontrosa e solitaria guida alpina abbandonato dalla madre prima e dalla moglie poi.
Se Marina ricorda a Manfred la madre che ha abbandonato lui, il padre e i fratelli quando era ancora un bambino, Marina trova nella brutale schiettezza delluomo la solidità e la fiducia che le mancano nel suo rapporto con il figlio.
Ambientato sulle montagne piemontesi, il film ambisce, senza successo, ad approfondire una zona dombra della maternità e più in generale della genitorialità nella società attuale.
Buono lo spunto, ma inefficace lo svolgimento della regista che, nella seconda parte del film, preferisce seguire le vicende sentimentali tra Marina e Manfred piuttosto che approfondire il disagio che le coppie di genitori possono trovarsi a vivere crescendo i propri figli.
I dialoghi, soprattutto nella parte finale della pellicola, sono troppo diretti ed espliciti, tanto da risultare banali e fuori contesto, e impedire la drammaticità conclusiva che dovrebbero invece sottolineare.
Tiziana Vox
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