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 Red Carpet - Notizie dai Festival - Speciali Venezia - Speciale Venezia 2012 - In concorso - PARADIES: GLAUBE (PARADISE: FAITH) 
PARADIES: GLAUBE (PARADISE: FAITH)   versione testuale
di ULRICH SEIDL

 Secondo capitolo, dopo Paradise: love, presentato a maggio a Cannes, di una trilogia sulla felicità, Paradise: faith, in concorso qui al Lido, propone un personaggio già corroso in partenza da un’ossessione, quella religiosa: una donna di cinquant’anni, fervente cattolica, che d’estate va di casa in casa con una statuetta della Madonna invitando gli inquilini a respingere con forza ogni occasione di peccato. Il rapporto con la religione e coi suoi simboli, a cominciare dal crocifisso, nel film di Seidl è del tutto pretestuoso, così come il fatto che il marito della donna, che un giorno rientra a casa dopo una lunga assenza, sia musulmano e disabile. L’approccio alla fede, perché di questo dovrebbe parlare Paradise: faith, fin dal titolo, è davvero riduttivo, condensato in un’ottusa devozione amplificata ulteriormente da un’ironia di grana grossa che, con evidente astuzia, punta a stabilire il contatto empatico con lo spettatore. Niente a che vedere, insomma, con un altro film austriaco, Lourdes di Jessica Hausner, che sempre a Venezia, due anni fa, aveva affrontato il rapporto con il mistero con ben altra sensibilità. Dubitando del sacro, ma senza deriderlo.
 
 
Paolo Perrone
 
 
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