Ultimo capitolo di una trilogia sul rapporto uomo-natura dei registi Peter Brosens e Jessica Woodworth (dopo Khadak girato in Mongolia e Altiplano in Perù), La quinta stagione (titolo originale La cinquieme saison) è una fiaba amara, il racconto sinfonico di un incubo che nessuno vuole diventi profezia. Il mondo agreste e felice di un piccolo borgo nelle Ardenne viene colpito da una improvvisa e incomprensibile calamità naturale, che sconvolge il ciclo delle stagioni.

Spariscono le api, le vacche non danno latte, il gallo non canta, i semi non germogliano. L'estate e l'inverno finiscono per assomigliarsi in un unico allucinante grigiore.

Senza nascondere ispirazioni a grandi maestri del cinema (Angelopoulos, Herzog, Gus Vant Sant, Tarkovskij...) e toccando punte tra il grottesco e il surreale, attraverso uno stile visivo simbolico e movimenti di macchina ridotti ai minimi termini, gli autori registrano la lenta e irrimediabile agonia del ciclo vitale della natura e insieme la corrosione dei colori e degli animi umani sfigurati, al pari del mondo circostante, e destinati ad un ineluttabile declino nell'agonica follia collettiva.

Non rimane che rifugiarsi nel mito, in una ritualità pagana e feroce. Non rimane che cercare un capro espiatorio, il sacrificio umano per placare la vendetta della natura.

 

Matteo Franzoni

 

 

 

 

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