Difficile trovare il confine tra fiction e documentario in questo film diretto dai registi australiani Michael Cody e Amiel Courtin-Wilson. Girato interamente in Cambogia con pochi mezzi e attori non professionisti, che nella maggior parte dei casi interpretano se stessi, Ruin è la storia d'amore di due cambogiani che subiscono ogni sorta di sopruso e, costretti alla fuga dalla città dopo un omicidio per legittima difesa, del loro possibile riscatto da una società dura e ostile.

La regia concede ampio spazio all'improvvisazione con l'unico desiderio di far vivere i due attori principali di luce propria, non rinuncia tuttavia a inserti esteticamente elaborati con il dichiarato intento di non appesantire la narrazione e non appiattirsi sulla Storia, cercando piuttosto di lasciare il dolore di un paese tormentato sullo sfondo del gesto poetico.

Ne risulta un film senza particolari presunzioni e al contempo coraggioso, sia nella scelta della location che per tutto ciò che riguarda la produzione (i due registi fanno parte di un collettivo di cinema indipendente), anche se resta la sensazione di una materia instabile, dove l'improvvisazione più che guidare la storia prende il sopravvento su essa, senza saperle dare una solida direzione.

Matteo Franzoni