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LA VIDA DESPUÈS    versione testuale
di David Pablos

Ambientato nel nord del Messico, in quella fascia di territorio sospeso tra il paese sudamericano e il confine con gli Stati Uniti, La vida despuès (La vita dopo) è il lungometraggio fiction d'esordio del regista messicano David Pablos, autore sinora noto ai festival internazionali per il documentario Una fronteras, todas la fronteras e alcuni cortometraggi.
Una madre, sola e mentalmente instabile, abbandona improvvisamente i due figli adolescenti lasciando sul tavolo un semplice biglietto con la scritta: "sono dovuta uscire, torno presto". Ne segue una sorta di road movie dei due fratelli alla ricerca della madre dispersa, ma essenzialmente alla ricerca di se stessi e dei veri sentimenti che provano l'un l'altro. È quest'ultima, infatti, la tematica centrale, ovvero il tentativo di far riflettere il pubblico sulle fratture nei rapporti in famiglia e sul dovere o meno di amare e accettare i propri famigliari, persone che nessuno di noi sceglie, ma con con le quali ci si trova a convivere per lunghi e fondamentali tratti della vita.
Il disincanto adolescenziale dei due fratelli, immersi in un paesaggio che spazia dal mare dell'infanzia, in apertura del film, al deserto della ricerca "adulta" delineandone l'evoluzione psicologica, esplode in una scena emblematica nella quale, dopo una lotta tra la polvere, il più piccolo dei due alza la mano per tentare di colpire il fratello con un sasso. Il velo è tolto e, mentre i due si separano definitivamente, rimane sospesa la domanda: si possono odiare la propria madre e il proprio fratello? Non sono nuovi né tematica, né soggetto, ma il film è ben diretto, a tratti poetico, in particolare nella prima parte (l'adolescenza dei due ragazzi) e sembra promettere bene per il futuro del regista.
 
Matteo Franzoni
 
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