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HARLOCK: SPACE PIRATE   versione testuale
di Shinji Aramaki

Affrontare i fantasmi del passato non è facile, anche quando si è dei supereroi come Capitan Harlock, come pure non è stato semplice per il regista Shinji Aramaki riprendere le fila di un classico dell’animazione giapponese, noto in tutto il mondo, e portarlo ad una vita nuova sul grande schermo. Aramaki prende esempio da una scelta tipica del cinema dei supereroi di oggi, trasforma un prodotto commerciale di larga scala in un approfondimento metaforico sui problemi dell’uomo, come ha recentemente fatto Noland con Batman. Leij Matsumoto scrisse la storia di un nuovo Olandese Volante, una nave fantasma con un capitano oscuro, dedito al bene ma con gli strumenti del male, da pirata.
In questa nuova versione 3D la complessità dei personaggi non viene meno, anzi, sintetizzando una storia epica di portata galattica Aramaki riesce a dare spazio al lato oscuro e al lato chiaro di ognuno: traditori, complottasti, comandanti e servi. L’umanità ha abbandona la terra alla ricerca di forme di vita aliene, per tornarvi dopo secoli scoprendo di essere soli nell’universo ma moltiplicati fino a 500 miliardi. A quel punto inizia una battaglia per decidere chi può tornare sul pianeta. La guerra si conclude con la decisione di trasformare la Terra in un santuario inviolabile. Harlock vuol sconvolgere questa decisione, vi si oppone quando si rende conto che alcune elite di potere, senza renderlo noto alla popolazione, iniziano a frequentare il pianeta. Per la giustizia si trasforma in un fuorilegge opponendosi all’ordine precostituito per ridare il pianeta all’umanità. Aramaki abbandona lo statico disegno classico dell’animazione giapponese, per un più fluido e suggestivo 3D, nel quale la nave Arcadia esce da profonde oscurità spaziali e nella quale le battaglie deflagrano nei volumi profondi di una immaginazione potenzialmente senza fine.

Simone Agnetti
 
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