Une promesse di Patrice Leconte è una storia d’amore prevedibile e intensa, elegante e stucchevole. Un giovane di umili origini viene assunto in una acciaieria e entra ben presto nelle grazie del padrone, fino ad andare a vivere nella sua grande casa. Qui si innamora della sua bella e pudica moglie, ed è ricambiato solo tacitamente. Alla confessione segue la distanza forzata: l’emigrazione, la guerra, gli anni, la morte del marito, il lutto, fino all’inevitabile lieto fine. Il film risponde a un’idea di cinema come sogno di amori impossibili e indissolubili che credevamo di aver perso, ma che innegabilmente è classica e in quanto tale immarcescibile. L’opera non aggiunge nulla a questa idea tradizionale ed anzi sembra davvero non volerlo fare, badando piuttosto a confezionare un prodotto pulito e privo di sbavature. È una Liala d’essai, che potrebbe piacere all’esteta come alla casalinga disperata, e che forse non soddisferà né l’uno né l’altra. Ma il messaggio è che forse ormai la vera provocazione è azzerare qualsiasi provocazione.