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THE ARMSTRONG LIE   versione testuale
di Alex Gibney

“Il punto non è il doping, il punto è il potere”. Questa frase inquadra bene il personaggio di Lance Armstrong, raccontato da Alex Gibney in The Armstrong Lie. Nato povero e senza padre, colpito da un terribile cancro proprio nel momento della sua ascesa nel mondo dello sport, Armstrong è diventato prima il più grande campione di ciclismo della storia, con i suoi sette tour de France vinti, e poi il più grande truffatore della storia dello sport, capace di ingannare il mondo con anni di doping sempre più sofisticati e complessi. Ma il punto è il potere. Quest’uomo appare cinico, arrivista, assetato di vittoria, dipendente dal potere raggiunto nel mondo dello sport, tanto da poter manipolare gli esiti dei test antidoping, da decidere del futuro dei suoi amici o avversari, da essere arrogante con giornalisti di fama internazionale. Un uomo odioso, in costante lotta contro se stesso, così debole nella sua dipendenza da combattere sempre per avere di più. Un uomo che ha sofferto, ha vinto, ed è caduto. Un uomo che si è battuto per i bambini ammalati e ha portato alla rovina senza alcuno scrupolo compagni di squadra dissidenti. Un uomo vittima della menzogna, sempre in lotta contro un nemico invisibile e ben nascosto dentro se stesso. Un personaggio che non sarebbe potuto uscire meglio dalla penna del migliore sceneggiatore.
Alessandro Cinquegrani
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