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IN THE BASEMENT   versione testuale
di ULRICH SEIDL

Si stenta a credere che Im Keller sia un documentario. Soprattutto si stenta a credere che i suoi protagonisti abbiano accettato di esporre le proprie esistenze sotterranee alla cinepresa di Urlich Seidl, regista austriaco spietato che già si era rivelato alla Mostra del Cinema con l’estremo Canicola qualche anno fa.
Negli scantinati che si spiano ci sono anziani xenofobi con la passione delle armi, ci sono ubriaconi nostalgici del nazismo, coppie che fanno giochi sadomaso estremi e molto altro ancora. La macchina da presa li guarda, li osserva, li fissa, con la freddezza algida e geometrica dell’occhio che resta spalancato e attonito, ma non giudica, testimonia. È realtà, sembra ripeterci il regista, è pura e semplice realtà, anche se non ci credete, anche se queste esistenze assurde e tragiche possono sembrarvi persino comiche, persino surreali, ma non è altro che ciò che non volete vedere. Sembra tenerci gli occhi aperti per punirci, colpevole di sapere troppo, con quell’aria di chi quella colpevolezza nega esponendo l’ombra di tutti, gli scantinati della coscienza, e in realtà ci trafigge il cuore con una lama affilata e lucida, nella quale ci si specchia.
 
Alessandro Cinquegrani
 
 
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