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NON ESSERE CATTIVO   versione testuale
di CLAUDIO CALIGARI

Sono diventate quasi mitiche al Lido le vicissitudini che hanno portato Claudio Caligari, scomparso pochi mesi fa, a realizzare questo suo terzo film di finzione, Non essere cattivo, grazie alla grande mobilitazione di amici come Valerio Mastandrea che l’ha prodotto. Ci sono voluti più di 15 anni per trovare i fondi e vincere le resistenze. Al di là di tutto questo, però, il film che racconta le divergenti vicissitudini di due amici spacciatori nella Ostia del 1995, ha dei pregi ma certamente anche dei difetti.
Dalla fine degli anni Novanta, quando pare il regista abbia iniziato a pensare questa storia, ad oggi, infatti, il cinema ha proseguito sulla sua strada e quel mondo marginale, fatto di disoccupazione, droga e miseria, è stato raccontato in molti modi. Per questo, forse, la regia nella prima parte fatica a trovare il tono giusto, sovrapponendo disordinatamente il grottesco, il comico e il tragico. È solo dopo, nella parte centrale, quando il dramma familiare diviene preponderante che il film trova la sua necessaria fluidità. Resta il sospetto comunque che la sceneggiatura avrebbe guadagnato se avesse messo a fuoco più Vittorio, l’amico con una parabola più sfaccettata e drammatica, che Cesare, qui vero protagonista, ma sostanzialmente monolitico nella sua tragicità.
(A.C.)
 
 
 
 
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