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EVEREST   versione testuale
di BALTASAR KORMÁKUR

 
Non un mediocre film d’autore, ma un buon film di genere. Questa la scelta per il film d’apertura della Mostra del Cinema, in parziale controtendenza rispetto agli scorsi anni. Everest di Baltazar Kormákur è questo: un film di avventura sulla conquista della vetta più alta del mondo. È pieno dei più noti stereotipi del genere, con la storia d’amore e d’amicizia, i grandi e suggestivi paesaggi, qualche attore di grido, il finale tragico e un parziale lieto fine in coda, la retorica del più trito cinema americano (conquistare la vetta per una promessa a dei bambini, anche a costo della vita; sopravvivere a un congelamento per la comparsa, in sogno, della moglie). Dato tutto questo, Everest è un film che funziona: ha i tempi giusti, e quell’essenzialità archetipica che si richiede trattando di temi antichi e assoluti come questo. Certo non piacerà ai cinefili festivalieri, ma resta il sospetto che ci sia bisogno in questi anni di film come questo, che costringano gli spettatori ad accettare un patto finzionale che sanno di poter smascherare battuta dopo battuta, ma che comunque scelgono di seguire. Qualcuno potrà raccontarsi che in fondo è una storia vera, ma non è questo il punto: il punto è che abbiamo bisogno di storie.
 
Alessandro Cinquegrani
 
 
 
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