cerca nel sito
 Red Carpet - Notizie dai Festival - Speciali Venezia - Speciale Venezia 2015 - Giornate degli autori - À PEINE J'OUVRE LES YEUX 
À PEINE J'OUVRE LES YEUX   versione testuale
di L. Bouzid

La vigilia della primavera tunisina vissuta in prima persona da una ragazza passionale e innamorata della vita, decisa a dare voce agli antichi sogni di una nuova generazione: è questo il tema del coraggioso film di Leyla Bouzid, che dedica il suo primo lungometraggio ad eventi storici e politici decisamente attuali, complessi e dibattuti. 
Ambientato a Tunisi nel 2010, in quei mesi di tensione e insofferenza che precedono la cosiddetta rivoluzione dei Gelsomini, l’opera di Bouzid costituisce un prezioso contributo espressivo e politico che integra la versione dei fatti proposta dai media con il racconto di una storia personale, intima, drammatica. 
Respiriamo fin dalle prime scene calore e sensibilità tutta femminile, grazie anche alla notevole interpretazione delle due attrici principali. Centrale nel film è il rapporto tra la diciottenne Farah (Baya Medhaffer), la quale canta in una band i testi scritti dal suo ragazzo che parlano di precarietà e di oppressione, e la madre Hayet (la cantante tunisina Ghalia Benali) preoccupata per la reputazione e l’incolumità della figlia. Hayet si ritrova a dover vegliare e proteggere la giovane da sola perché il marito, che si rifiuta di aderire all’unico partito politico tunisino (quello di Ben Ali), non riesce ad ottenere l’avvicinamento a casa con il suo lavoro. Bouzid racconta allora il contrasto tra il desiderio di Farah, determinata a cantare il diritto a sognare e ad essere liberi, e il progetto della madre, che vorrebbe per la figlia una sicura carriera da medico, convinta del fatto che “musicologia non porta da nessuna parte”. Al contempo lo sguardo maturo della giovane regista si sofferma sull’inevitabile contrapposizione tra due generazioni e sulla possibilità di fondere, così come suggerisce la sonorità dei brani cantati dalla band, la tradizione della cultura araba con la forza di una generazione cresciuta entro nuovi orizzonti.
 
Marta Meneguzzo
 
 
 
stampainviacondividi