The Forgotten Space è un documentario sui container, e per quanto questa premessa possa essere scarsamente invitante per lo spettatore, in realtà la pellicola presenta motivi di interesse. Il container, infatti, è simbolo della modernità economica in quanto è la premessa per la diffusione delle navi cargo, e quindi per la meccanizzazione e disumanizzazione del lavoro nei porti, per la crescita spropositata dei trasporti via mare, per l’aumento dell’inquinamento, per investimenti sbagliati e fallimentari, per lo sfruttamento del lavoro dei trasportatori, per il successo delle economie orientali. Insomma, il container è in qualche modo il pretesto per raccontare un mondo economico tutto sbagliato. Il film è girato con grande suggestione nelle immagini, soprattutto delle enormi navi, piene di anonimi e geometrici container. C’è inoltre il sapiente inserto di film d’epoca e di interviste varie, ai protagonisti di questa storia sotterranea ma invasiva. Tutto, insomma, è ben fatto, ma manca quella compattezza del tema che obbliga a lunghe spiegazioni tramite la voce fuori campo, che finisce per annoiare a tratti.