Il film di Kelly Reichardt è un western ante-litteram: ambientato nell‘Oregon ancora da conquistare, introduce il conflitto tra coloni e indiani, prefigurando soltanto gli elementi di genere delle sparatorie, dei cow-boy a cavallo e e delle battaglie con gli indiani. "Meek‘s cutoff" racconta il viaggio di tre famiglie di coloni americani che, anno 1845, assoldano Meek, una guida montanara, per raggiungere la "terra promessa" in Oregon. Ma ben presto si accorgono di essersi persi: la difficoltà del viaggio, la scarsità di acqua e cibo, fiaccano il morale e minano la fiducia di poter davvero arrivare. Il gruppo si compone di personaggi diversi: c‘è la famiglia religiosa, che legge i passaggi della bibbia profeticamente legati alle difficoltà del cammino e alla fiducia nella volontà del Signore, c‘è una giovane coppia di sposi che sogna il futuro in modo timoroso e speranzoso insieme, e c‘è una coppia, marito e moglie, di forte carattere. La guida, Meek, è orgoglioso e testardo, non ammette di aver perso la strada e nemmeno di aver perso credibilità nel gruppo che dirige.L‘incontro con un indiano diventa quindi motivo di conflitto tra quelli che vogliono eliminarlo e quelli che vedono in lui una possibilità di trovare finalmente di nuovo la strada. "Meek‘s Cutoff" pone l‘eterna domanda della fiducia in qualcuno che non dà certezze tangibili. Eppure, il credente continua credere nelle difficoltà, mentre l‘incerto le vive con l‘angoscia crescente di chi non vede via d‘uscita. Reichardt inquadra in modo paradigmatico un problema esistenziale nella cornice della conquista del West. Il racconto procede lento, rendendo le fatiche vissute dai personaggi sui campi lunghi, la tensione cresce nei silenzi e la necessità dell‘ultimo "atto di fede" conclude il film in un‘inquadratura che apre alla speranza. Tiziana Vox CLICCA SULLA VIDEO-RECENSIONE