25 gennaio 2011 il giorno in cui nel mondo nordafricano tutto è cambiato. In piazza Tahrir al Cairo si assembrano i primi gruppi spontanei di manifestanti nati dal passaparola su internet. L’Egitto è un paese giovane, vitale, con molti ragazzi che lavorano nei paesi africani vicini e nel mondo europeo, ma la situazione di nuova povertà dovuta alla crisi internazionale esige un cambiamento che non sembra profilarsi all’orizzonte. I giovani egiziani, convocati dal mondo dei social network, non sono compresi dai vecchi media e dal broadcasting televisivo che, fedele al regime, minimizza e risignifica gli accadimenti.
El Shetita Elli Fat (Winter of discontent) è il primo film nato dopo gli scontri di piazza Tahrir, Iniziate le lavorazioni il 10 febbraio, il giorno prima che Mubarak fosse deposto, il regista Ibrahim El Batout cerca di dare forma di film al vento di cambiamento. Questa emergenza creativa si sviluppa attraverso la storia di tre trentenni: l’affermata giornalista televisiva Farah, Amr il suo ex fidanzato ed oppositore al regime e Adel funzionario della Sicurezza Statale travolto dagli accadimenti e, in passato, torturatore di Amr in carcere. Le storie si intrecciano dando le diverse prospettive di ciò che accade. Fondamentale il passaggio di Farah dall’essere giornalista televisiva di regime all’essere una giovane che contribuisce alla divulgazione dei fatti in rete dalla parte dei manifestanti.
La vicinanza tra i fatti di piazza Tahrir e la produzione del film non ha, purtroppo, permesso al regista Ibrahim El Batout di fare pienamente il punto sul cuore della faccenda. La narrazione è poco vigorosa e si perde nell’intreccio delle storie individuali, a discapito dei motivi e delle storie dei manifestanti, che sono delineati senza approfondire. Un vero peccato per un film che potenzialmente poteva raccontare di più e meglio.
 
Simone Agnetti