Terminato ufficialmente il secondo conflitto mondiale, i bambini tedeschi orfani della Prussia orientale, posta sotto loccupazione sovietica, vivono di espedienti fuggendo nei boschi verso la Lituania. Nel 1947 il quattordicenne Hans e il fratello Karl, di nove anni, perdono la madre per fame durante linverno e iniziano a vagare alla ricerca di una fattoria che li accolga. In questo loro viaggio incontrano e poi perdono altri bambini messi nelle stesse condizioni, un popolo smarrito soggetto a violenza, malnutrizione e senza una vera speranza nel futuro, perso tra le foreste postbelliche. Notevole la fotografia di Leah Striker per lopera prima di Rick Ostermann. La capacità nelluso estetico del mezzo cinematografico si sposa con la bravura dei piccoli attori e con una efficace ricostruzione storica. Purtroppo in Wolfskinder leccesso di estetismo soverchia spesso la narrazione dei fatti, allontanando la possibilità di immedesimarsi nella sventura dei personaggi e di compatire la disgrazia messa in scena. Il protagonista diventa quasi un nuovo Ulisse perso in un susseguirsi di incontri quasi simbolici con figure umane grette, che si snocciolano una dopo laltra per poi scomparire. Un film desordio sicuramente interessante ma non del tutto perfetto. Simone Agnetti