Il film di Bing Wang è un documentario su un manicomio cinese. Malati che camminano nei corridoi, si lavano i piedi vicendevolmente, fumano, fanno i loro bisogni. La realtà che si racconta è terribile, si tratta di un manicomio prigione con lunghissime sbarre impenetrabili. I malati sono quasi abbandonati a loro stessi e questo crea rapporti di forza difficili da comprendere a fondo. Ci sono persone che sono lì da più di ventanni. Un ragazzo, lì dentro da pochi mesi, dice che fuori stava bene ed è lì, invece, che si ammala. La semplice rappresentazione di tutto questo per 227 minuti mostra però i limiti del cinema: fossimo stati davvero lì saremmo stati atterriti e sconvolti da quando visto, incapaci di staccarci da tanta mostruosità. Invece il cinema ci ha assuefatti a immagini sconvolgenti e la loro semplice restituzione, senza un tentativo di narrazione, anche se documentaria, annoia inevitabilmente, anche se un po ci vergogniamo di ammetterlo.