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NYMPHOMANIAC VOL. I (director‘s cut)
di LARS VON TRIER


Chi ha visto il film uscito in sala conosce già Nymphomaniac, del genio maledetto Lars von Trier, ne conosce la storia raccontata da Joe a Seligman, la sua iniziazione sessuale che porterà agli eccessi raccontati in gran parte nel volume II, la sua candida disperazione, le parabole filosofiche che fanno della ninfomania un pretesto per raccontare la depressione.  Conosce il ritmo lento, molto parlato, che sembra preludere a un crescendo che ci si aspetta (vanamente) nel volume 2, ma anche i picchi tragici, l’eleganza visiva, lo scostante cinismo che trapela in ogni dettaglio. Sì, perché questa versione uscita direttamente dalla mano del regista (dell’altra si diceva approvata ma non realizzata dal regista) non aggiunge nulla all’altra, e tutto il battage fatto sullo scandalo inguardabile per il pubblico delle sale, è evidentemente un falso pubblicitario, almeno fin qui. Vero che qualcosa potrà cambiare nel volume 2, dove pure si giocano in massima parte le perversioni sessuali della protagonista, ma fin qui lo spettatore si sente preso in giro. Non avrebbe avuto più senso per un regista della fama e dello spessore di von Trier fare semplicemente un film spregiudicato come gli altri e proporlo in quanto tale anche alla Mostra del Cinema? Ne avremmo discusso con più serenità i difetti (di ritmo, di ambiguità rispetto al genere, di provocazione come sistema narrativo) e i pregi (la messa in scena superba di alcune sequenze, l’emotività violenta ma necessaria nella sua urgenza, l’idea che qua e là si affaccia spiazzante), invece no, oggi raccontiamo di una pornografia che non c’è, e di cui nulla ci interessa.
 
Alessandro Cinquegrani
 
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 01-SET-14
 

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