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BOI NEON
di GABRIEL MASCARO



Vacche bianche, rodei e lunghi viaggi di villaggio in villaggio, il regista emergente Gabriel Mascaro cerca di narrare al pubblico internazionale del Lido il suo Brasile nordorientale in espansione economica, ma l‘esito è impreciso, il film troppo lungo e la storia troppo flebile per sostenere l‘intento originario. Iremar lavora alle "vaquejadas", i rodei dove due uomini a cavallo cercano di bloccare e capovolgere un toro tirandolo per la coda, è un lavoro sporco e faticoso, ma Iremar lo fa con convinzione, covando però il sogno di fare il sarto e lo stilista di moda femminile e di abbigliamento sexy. La sua casa è il camion con cui trasporta gli animali da un posto all’altro per gli spettacoli e che condivide con i colleghi: Galega, ballerina per locali serali, camionista e madre di Cacá, vivace e sfacciata bambina, e Zé, il suo compare, nel recinto dei tori. Formano una famiglia allargata, equivoca nei comportamenti sessuali, ma unita. Il Brasile e il Nord Est stanno cambiando e l‘industria dell’abbigliamento della regione è in espansione: le possibilità sono ampie e anche un vaccaro può sognare di fare lo stilista. Mascaro sceglie lo stile ibrido di una fiction che respira molto documentario, ma senza essere né una docu-fiction, né un vero documentario. Questa è la vera pecca del film, nel quale accade poco e quel poco è sempre a cavallo tra realismo e finzione senza che questi due elementi mescolandosi ne diano un esito positivo.
(S.A.)
 
 
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 08-SET-15
 

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